L’assocalciatori, attraverso Umberto Calcagno, ha voluto intervenire sulla situazione attuale del calcio italiano che, senza mezzi termini, si può dire essere in grossa difficoltà. L’AIC propone e auspica una redistribuzione delle risorse ma non il taglio degli stipendi ai calciatori più ricchi, definita come una scelta “populista”.
Questo l’editoriale apparso sul sito del sindacato dei calciatori:
Dopo il grande lavoro fatto per concludere la stagione sportiva 2019/2020, siamo di nuovo alle prese con la difficile convivenza con il virus SARS-CoV-2 anche all’interno del nostro mondo. Il settore dilettantistico e, ancor più, il settore giovanile, stanno già scontando grandi restrizioni che rischiano di far collassare lo sport di base, ben consapevoli che anche il mondo professionistico non sarebbe in grado di reggere una seconda chiusura.
In questa situazione di incertezza sembriamo, purtroppo, incapaci di fare una seria riflessione per cogliere i cambiamenti strutturali di cui avremmo bisogno; manca uno sguardo critico sul passato che ci possa permettere di cambiare le prospettive sul futuro.
I problemi di oggi hanno una matrice ben più lontana dell’emergenza COVID 19, la quale ha semplicemente messo a nudo tutte le debolezze del nostro mondo. Oggi lamentano difficoltà tanto i club di Serie A quanto quelli della cadetteria e della Lega Pro, a testimonianza che nel mondo dello sport, più che in ogni altro settore economico, c’è la necessità di una idea di sostenibilità e sviluppo che non può più prescindere da una adeguata redistribuzione delle risorse.
In questo contesto non sono bastate ad oggi le ostinate richieste di intervento rivolte al Governo; siamo comunque fiduciosi che – come nel recente passato – siano riconosciuti contributi per chi svolge attività dilettantistica e provvedimenti fiscali a sostegno delle nostre società professionistiche.
Nel frattempo, Federazione e Leghe continuano a interrogarsi sul nostro futuro, limitando la disamina del problema alle solite questioni inerenti il taglio degli stipendi, una soluzione comoda e populista, utile a distogliere con facilità l’attenzione dei media sulle reali ragioni che vedono i nostri Club in uno stato di crisi che non ha eguali negli altri contesti europei.
La proposta sul taglio agli stipendi quale unica soluzione ai problemi del presente è facilmente gestibile a livello mediatico e, unita allo slittamento dei controlli federali sul pagamento delle mensilità (deliberato a maggioranza in Consiglio Federale nonostante la nostra ferma opposizione), riuscirà ancora una volta a spostare i problemi di qualche mese verso un imbuto di scadenze e pagamenti dal quale non sapremo come uscire in futuro.
È necessario ragionare su una diversa distribuzione delle risorse quale base della tanto agognata riforma del calcio italiano, un nuovo patto sulla sostenibilità accompagnato da norme più rigide in sede di ammissione ai campionati e nei controlli durante la stagione. Per guardare avanti con ottimismo ci attendono scelte coraggiose per capire chi in futuro sarà in grado di fare calcio, garantire la regolarità dei campionati, senza scaricare ogni volta sui calciatori il peso di strategie aziendali non al passo con i tempi.