Con questa mia ad Ottavio Palladini

Caro Ottavio, non posso che rivolgerti un grande bentornato sulla panchina rossoblù alla vigilia della quarta stagione di Serie D consecutiva, che la Samb si appresta a disputare. Hai lasciato la tua squadra del cuore a fine 2016 in Serie C dopo la sfortunata sconfitta casalinga contro la Maceratese alla prima di ritorno e dopo anni di alterne fortune rieccoti ad immergerti con straordinari stimoli in una nuova avventura a casa tua. Bello che il presidente Massi cerchi di coagulare attorno a sé i migliori profili e talenti sambenedettesi a tutte le latitudini da quello imprenditoriale con i tanti sponsor, che quest’anno si rinnoveranno, a quello dirigenziale e tecnico, perché dal senso di appartenenza abbinato alle capacità può scaturire quel quid in più capace di far andare anche oltre il 100%.

I dubbi sorti sulle tue ultime esperienze, in particolare quella a Porto Sant’Elpidio, si dissipano alla luce del fatto che da serio professionista, quale sei sempre stato, ti applichi al meglio per eseguire quelle che sono le direttive societarie e nella cittadina calzaturiera quello che era chiesto a te e al tuo staff, trapiantato ora “in toto” a San Benedetto, era di valorizzare e far crescere virgulti locali e di questi ne ritroveremo sicuramente alcuni a breve dalla Serie D in su. A te d’altro canto è sempre piaciuto lavorare con i giovani e anche questa tua attitudine è stata una delle motivazioni decisive per la tua scelta visto che Vittorio Massi vede in te un appoggio importante per gettare le basi di una fiorente “cantera” (quella, d’altronde, da cui tu stesso sei stato lanciato).

Chi poi ti addebita una predisposizione difensivistica e un calcio speculativo di fatto si smentisce da solo non solo alla luce delle tre promozioni conquistate da condottiero rossoblù (verrebbe da dire uno dei pochi profeti in patria), una dall’Eccellenza e due dalla Serie D, di cui una, quella del 2012/13, l’unica in cui sei stato al timone sin dall’inizio, poi purtroppo inopinatamente vanificata dalle note nefandezze societarie, ma anche ricordando la striscia da record di 10 successi consecutivi nel campionato di D 2011/12, concluso ad un solo punto dietro la capolista Teramo. Piuttosto sei un “normalizzatore”, alla Ancelotti per intenderci, che coniuga pragmatismo alla mentalità vincente, competenza ad umiltà, raziocinio a passionalità.

Sono sintonizzato da sempre sul tuo modo di vedere il calcio e so bene che sei un gran conoscitore di calciatori, di cui sai ben scorgere sia la cifra tecnica che umana. Di conseguenza hai idee ben chiare anche sulla costruzione della tua squadra, dalla solidità difensiva alla duttilità dei centrocampisti (che rispecchiano un po’ quello che eri tu in campo) e all’incisività degli esterni offensivi: per questo l’unico consiglio che mi sento di darti è di non fare sconti in sede di calciomercato, perché poi, come sai, nonostante tutte le migliori intenzioni, a te non saranno concessi (vedi esoneri subiti da Spina e Fedeli). Per te sarà una naturale “full immersion” con il sottofondo di quello slogan “Ottavio uno di noi”, che spesso la Curva ti ha tributato, come d’altronde hai già dimostrato con la tua recente partecipazione al ricordo del rogo del Ballarin.

Ho ancora nei miei occhi le lacrime che versasti, consolato dal tuo papà calcistico, Giorgio Rumignani, al Rigamonti-Ceppi di Lecco in occasione della retrocessione il 7 giugno (giorno infausto per i nostri colori, proprio lo stesso dell’incendio nel 1981) del 2009. Al contrario del memorabile monologo di Blade Runner col riferimento alle lacrime perdute nella pioggia, le tue non si sono smarrite, ma da lì sono stati partoriti con te memorabili momenti rossoblù e sono sicuro che altri ne fioriranno ancora.

Alessio Perotti

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