La Samb si è lasciata alle spalle la manciata di record negativi, tra i peggiori registrati nella storia recente del club. Ma Roselli, in conferenza stampa, disse proprio: «Non dobbiamo esaltarci per le vittorie come non dobbiamo deprimerci per le sconfitte». Prese le parole del tecnico in senso lato si può leggere: non eravamo brocchi prima e non siamo fenomeni oggi. Il merito di tecnico è squadra è quello di aver lavorato per trovare l’organizzazione migliore, in campo e nella testa, in una situazione molto complessa.
La Samb che sta macinando prestazioni e che contro Pordenone, Vicenza e Feralpisalò ha raccolto quattro punti è la stessa squadra che ha zoppicato nella prima uscita contro il Renate, oggi ultimo della classe, e che a Teramo (la seconda peggior difesa del girone dopo la Virtus Vecomp Verona), non ha segnato neanche una rete.
A tirare la carretta sono gli stessi che spesso, nelle prime battute di questa stagione, sono stati bistrattati e spesso definiti eterei. Giudizi forse pesanti, ma figli soprattutto della mancanza di gioco e risultati.
Tuttavia, chi la faccia l’ha messa così come mette il turbo sulla fascia è capitan Ciccio Rapisarda. Lui, insieme a Luca Gelonese, costituisce l’ossatura base di questa Samb, a prescindere da tecnici e modulo. L’esterno catanese, su 15 convocazioni, è sceso in campo 15 volte (1.260 minuti) tutte dal primo minuto, realizzando pure due reti: una nella gara di Coppa Italia a Teramo, persa 3-1 e una nella vittoria sulla Feralpisalò di domenica scorsa. Lo segue a ruota il mediano, reinventato regista per necessità. Il centrocampista romano conta lo stesso numero di presenze e convocazioni per un totale di 1.154 minuti. A ruota c’è Elio Calderini che fino ad oggi ha ricoperto sia il ruolo di esterno mancino nel centrocampo a quattro che di seconda e prima punta. L’ex Foggia e Viterbese ha superato di poco i mille minuti complessivi nelle diverse competizioni.