Rafforzare il concetto di comunità, sostenendo progetti e aggregando risorse umane, professionali per dare un sostegno concreto al territorio. Questi alcuni degli obiettivi della neonata Fondazione Sambenedettese, presieduta da Vittorio Massi. Un ente distaccato dalla società sportiva che ha come target quello di fare il bene del territorio impegnandosi in vari aspetti.
La Fondazione sarà così composta: Vittorio Massi presidente, mentre nel CDA saranno presenti il notaio Maria Elisa D’Andrea, Marco Perosa e Vittoriana Piergallini. Il comitato filantropico sarà composto da Laura Capecci (presidente), Laura Benedetto, Maurizio Compagnoni, Elisabetta Marcelli, Alfredo Fioroni, Francesco Bovara, Fausto Massi e Michela Mercuri. Per l’organo di controllo è stato nominato Sandrino Caioni.
VITTORIO MASSI (presidente Fondazione Sambenedettese): «Questa è un’idea che parte dal luglio dell’anno scorso, ma per realizzare le idee c’è sempre bisogno del sostegno di qualcuno: io ho conosciuto Marco Perosa e da lui ho avuto un grande sostegno, fino ad arrivare a realizzare quest’idea e arrivando a predisporre le prime iniziative. Obiettivi? Sviluppare e sostenere idee dei giovani, iniziative culturali, sostenere l’attività sanitaria, dare un aiuto agli anziani: vogliamo creare qualcosa in cui il territorio venga coinvolto e sostenuto. Questo che compiamo oggi è solo il primo passo; quando si parte si è sempre un po’ titubanti, ma sapete che se io decido di intraprendere una strada poi la percorro fino in fondo. È qualcosa che come famiglia abbiamo voluto fare per il territorio di San Benedetto, che in questo momento sta riscoprendo anche la grande passione per la Sambenedettese: lo sport ci dà quel quid in più per arrivare a questo momento, anche se la Fondazione sarà un soggetto autonomo e distinto dalla società sportiva. Quando vengo allo stadio parto dal porto e inizio ad incontrare persone che mi salutano e sostengono, passando anche per viale De Gasperi, ma sono sicuro che è così in tutto il nostro territorio, fino ad arrivare a Montefiore, Monsampolo, Pedaso e così via. Questo spirito di aggregazione che la Samb ha creato in questi due anni mi hanno spinto a fare qualcosa che non si limiti all’evento della domenica, ma che ci coinvolga 365 giorni l’anno. Darò l’anima per questo progetto, così come per la Samb e per tutte le cose che faccio. Assieme a Marco Perosa e a mia moglie abbiamo creato un comitato filantropico, raccogliendo diversi professionisti che toccano varie aree (medicina, cultura, legalità…). Ringrazio queste figure per aver voluto far parte di questa iniziativa, anche il prefetto Sante Copponi che con una mail mi ha testimoniato il suo sostegno. Abbiamo in squadra dei pezzi da novanta: figure notevoli, che ringrazio per aver detto sì alla nostra iniziativa».
MARIA ELISA D’ANDREA (membro CDA): «Una frase che ho trovato in un Bacio Perugina dice “anche un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo”; beh, questo è il nostro primo piccolo passo, che nasce dalla storia di Fausto e Vittorio; c’è la volontà di trasformare questo spirito di aggregazione in qualcosa di concreto che porti qualcosa di positivo per il territorio. Per il logo abbiamo preso spunto dall’opera di Mario Lupo, che ha donato a San Benedetto. Ci vogliamo rivolgere a tutto il territorio. La sede sarà a villa Brancadoro: la concessione è un bel gesto della famiglia Brancadoro, anche se ci vorrà un po’ di tempo per renderla operativa. Il primo passo è quello di donare un software di ultima generazione all’AST: all’ospedale di San Benedetto ci sarà quello che viene definito un gold standard per la diagnostica avanzata del cuore, un software del valore di 50.000 euro che sarà di grande aiuto per radiologia. Anche questo nasce da una storia personale di Vittorio e Fausto Massi: l’anno scorso, dopo un controllo di routine, Vittorio è stato costretto ad effettuare un intervento con una certa urgenza a Milano. Per Fausto, a distanza di mesi, la stessa cosa. Da quel momento abbiamo iniziato un’interlocuzione con l’AST, arrivando ad individuare questa prima opera. Da parte nostra c’è anche l’auspicio che siano i giovani medici ad usare questa nuova tecnologia, quei giovani che spesso pensano di formarsi e fare esperienza fuori dal territorio di San Benedetto».
LAURA CAPECCI (presidente comitato filantropico): «Ho sempre ritenuto che le fondazioni filantropiche siano una risorsa preziosa per la società. Aiutare a fare comunità, creare aggregazione, prendersi cura degli spazi di vita e dei bisogni dell’intera comunità attraverso risposte che possano conciliare il privato sociale, il pubblico e il cittadino. La Fondazione non è un semplice veicolo giuridico, ma un’opportunità di sostenere interventi che vadano a beneficio dell’intera comunità e del territorio, con particolare attenzione al sociale, allo sviluppo del territorio, alla sanità, alla cultura e ai giovani. La Fondazione è un soggetto autonomo rispetto alla società sportiva; la squadra ha permesso di creare aggregazione ed è con questo spirito che la famiglia Massi vuole aggregare la società civile. Sarà compito della Fondazione organizzare tavoli di lavoro per affrontare le tematiche strategiche; verranno organizzati seminari, convegni attraverso la partecipazione dei professionisti e rappresentanti della società civile, ma anche imprenditori, prevalentemente locali. Il primo passo sarà la costruzione partecipata di una programmazione di attività quinquennale, che servirà per tracciare una strada di lavoro e di attività che possa offrire una visione coesa di territorio e comunità».
MARCO PEROSA (membro CDA): «Del dialogo che ho avuto nei mesi scorsi con la famiglia Massi mi ha colpito un passaggio: “questa città mi ha dato tanto e a questa città devo tanto” ha detto Vittorio. Un sentimento di gratitudine come questo muove gli animi e fa abbassare le barriere. Ho notato entusiasmo, passione, attenzione e cura: manifestazioni d’animo che mi sono care, per questo non ho potuto dire di no, consapevole che un’opera di questo tipo ha del visionario, anche perché metterci la faccia sappiamo che non sia semplice, vuol dire assumersi delle responsabilità e dei rischi. L’entusiasmo che ho visto è sicuramente un ottimo punto di partenza per costruire qualcosa di buono per il territorio. Ho lavorato in enti filantropici, per questo so che donare soldi a favore dei progetti è una grande responsabilità: non siamo qui per fare carità, ma perché ci vogliamo assumere la responsabilità di generare comunità. Finanziare un progetto non basta, quello che dobbiamo far crescere è il senso di comunità. Siamo inclusivi, ma c’è un fattore dirimente: bisogna sempre porsi la domanda tra “cosa me ne viene e cosa posso fare per la comunità”. Il nostro obiettivo è vivere la Fondazione per creare valore a beneficio del territorio. Il vero patrimonio non è dato solo dalla concessione di soldi, ma dalla possibilità di mettere a sistema e sinergia competenze, capitali e persone: questo ha un valore sociale immenso. Quando le persone si mettono insieme in modo credibile, vengono misurate attraverso i fatti: saranno i fatti che faranno da collante anche per altre figure che vorranno avvicinarsi: non abbiamo alcun tipo di pregiudiziale e c’è già tanto interesse. Avremo un sito internet che sarà anche garanzia di trasparenza, in cui ci saranno moduli per aderire, evidenzieremo le iniziative e costruiremo un piano di attività che sarà messo a disposizione della comunità. Un ruolo importante sarà anche quello della stampa, del passaparola: vogliamo allargarci a tutto il territorio perché, se riusciamo a ragionare come territorio e non come quartiere, possiamo anche essere in grado di creare nuove forze per avere nuove opportunità».
VITTORIANA PIERGALLINI (membro CDA): «Quando sono stata chiamata per far parte di questo progetto mi sono domandata cosa potesse rappresentare per me far parte di questo gruppo: è un gruppo che ha mostrato interesse ed entusiasmo nell’agire per il bene comune. Questo è un gruppo eterogeneo, ma la diversità può essere un valore aggiunto: ci sono varie professionalità unite da una spinta comune che è quella di dare un contributo alla società, mettendo a disposizione risorse e competenze col fine di alimentare questo spirito di solidarietà, restando ancorati al nostro territorio. La donazione della famiglia Massi all’AST rappresenta lo start di questo spirito di contribuzione».
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