Da calciatore raramente lo si è visto in prossimità dei microfoni, da allenatore si ritrova quasi costretto, ma dopo l’esperienza in Sud America sembra iniziare a trovarsi a suo agio. Paolo Montero, in fondo, non sembra quel difensore arcigno che era vestendo il bianconero juventino. Una cosa, però, l’ha mantenuta: la grinta. In allenamento segue come un mastino ogni movimento dei suoi durante le esercitazioni aspettando solo il finale dell’azione per correggere. Un uomo di campo, che privilegia la sfera alla teoria tattica. Una mentalità diretta, ma non per questo elementare. Questo è il Paolo Montero alla prima esperienza da tecnico in Italia.
«Come diciamo con i ragazzi nello spogliatoio – racconta – vogliamo dare sempre di più perché è bello vedersi in alto in classifica. In settimana abbiamo lavorato tanto e l’esame arriva ogni domenica. Ci hanno fatto i complimenti? Non rischiamo di sederci sugli allori: se c’è una squadra competitiva, con 22 giocatori competitivi e un allenatore con personalità, è difficile che capiti di rilassarsi perché dietro c’è sempre qualcuno pronto a prendere il posto in campo. Con il DS Fusco abbiamo sempre parlato di avere una rosa di giocatori di egual valore così da mettere i titolari nelle condizioni di dare sempre il massimo perché c’è sempre un compagno pronto a togliergli la maglia da titolare. Siamo reduci da una settimana positiva e devo dirlo: francamente non ho visto questo atteggiamento dai ragazzi. La concorrenza alza il rendimento, io l’ho imparato dalle squadre dove ho giocato. Siamo onesti: chi guida l’umore del gruppo? Chi non gioca… Se resti fuori e sei un grande uomo trasmetti tranquillità. Non dico che devi essere felice per forza o stare zitto perché non giochi, ma in quel caso devono parlare con me, non arrabbiarsi in allenamento e rovinare l’atmosfera. L’obiettivo finale per tutti è che la Samb faccia bene. Se il gruppo è forte e solido chi rema contro si fa fuori da solo».
Secco, diretto e per niente banale. Quello che Montero racconta è qualcosa che effettivamente accade in uno spogliatoio, ma che solitamente si copre con un velo di innocente bugia. Dal discorso generale del suo spogliatoio a quello prettamente tattico. La Samb di Montero, viste le prime uscite, pare completamente diversa da quella dei colleghi che l’hanno preceduto. Presto per parlare dell’efficacia del suo lavoro, ma a livello di qualità e spettacolo pare ci siano dei miglioramenti.
«Giocare con la difesa alta, come facciamo noi, comporta dei rischi. Contro la Triestina abbiamo commesso un errore di posizione in occasione del palo mentre eravamo alti quando Mensah è arrivato in porta all’inizio. Ma questo fa parte del gioco: il rischio ti dà adrenalina. Poi è logica perché se giochi alto obblighi gli attaccanti a fare 40-50 metri in più. Nei 90 minuti devi stare bene per farlo continuamente. Io ho imparato a giocare così con gli allenatori che ho avuto ed esporsi è una ovvia conseguenza, ma come preferisci morire in guerra? In prima o in terza fila? Io in prima…».
Parole e musica di Paolo Montero: il Condottiero.