Nel punto di Alessio Perotti lo stato dell’arte in casa Samb prima dei play off, tra l’immobilismo del tessuto imprenditoriale locale ed i buoni prospetti del settore giovanile…
Archiviata la regular season con un equo, per il rapporto di forze del campionato, terzo posto, si aprono le porte di un minitorneo, che, a differenza di tutte le altre categorie in cui vigono i play-off, non garantisce nemmeno in caso di vittoria la promozione (capitò al Cosenza tre anni fa). Tentar comunque non nuoce, come si suol dire in queste evenienze, visto che se in qualche modo si riuscirà a spuntarla negli scontri del proprio raggruppamento (in tal senso in vista dell'ipotetica trasferta di Fano fa ben sperare il cammino esterno intrapreso proprio dopo lo scontro diretto perso con due gol segnati a partita) poi potrebbe succedere di tutto. In quest'ottica potrebbero risultare determinanti la ritrovata verve di D'Angelo e Padovani, nonché l'orgoglio di calciatori esperti quali Borghetti, Carteri e Tozzi Borsoi, senza dimenticare l'estro di Napolano, che in partite secche è in grado di fare la differenza. Se da un punto di vista prettamente calcistico la Samb avrebbe quindi diritto a vantare qualche velleità, magari contando pure su un ritorno di fiamma del proprio pubblico, quello che al momento non lascia presagire niente di buono è, come purtroppo ormai normalmente accade da oltre due decenni a San Benedetto, l'aspetto societario. È questa la grande ics, intesa come incognita, dell'attuale appendice di stagione, a cui per carità ormai ci abbiamo fatto il callo, avendone viste di tutti i colori e veramente più nulla potrebbe sorprenderci. Però fa sicuramente rabbia che realtà limitrofe, economicamente e logisticamente anche inferiori o almeno sicuramente non superiori a San Benedetto, come Teramo, Macerata e mettiamoci pure Ascoli, abbiano assetti dirigenziali solidi, senza neanche stare a guardare i risultati ottenuti sul campo, che ne sono solamente la logica conseguenza, mentre la Riviera delle Palme ogni maledetta estate deve pregare per scongiurare l'ormai tradizionale fallimento. L'attuale società, Bucci in primis, sembra più intenzionata a disfarsi del giocattolo, che a corroborarlo con nuova linfa nel segno di una continuità imprenscindibile per raggiungere determinati obiettivi (almeno quella serie C, che è la categoria più frequentata storicamente dalla Samb), a meno che non arrivi il Gaucci di turno. A chiacchiere si punta a vincere i play-off, ma c'è veramente una società disposta a sborsare i 400mila euro di fidejussione (per fortuna la quota è stata recentemente giustamente ridimensionata) e a fronteggiare un campionato di LegaPro sicuramente economicamente oneroso, anche se concordo con chi sostiene che per vincere la D ci si dissangua ancor più? Ma appunto, venendo all'ipotesi più probabile di disputare una nuova stagione in quarta serie, si rischierà di perdere ulteriormente tempo come avvenuto un anno fa per allestire sin da subito una squadra capace di primeggiare soprattutto con un allenatore vero e con under, che alla prova del campo non si rivelino tali. L'unica nota veramente lieta di questo periodo proviene dai successi di un settore giovanile, che pur penalizzato dalla cronica mancanza di impianti (eppure la nostra zona geograficamente sarebbe ambitissima per l'afflusso di ragazzi), può però giovarsi dell'eccellenza di istruttori qualificati come Palladini, Voltattorni, Lattanzi e Zazzetta. Un tesoretto, da custodire e valorizzare nel tempo, che sicuramente risulterebbe più remunerativo in categorie superiori, ma che al momento rappresenta quella risposta che soffia nel vento, come cantava Bob Dylan, a tanti inquietanti interrogativi.
Alessio Perotti