LA SAMB DEL TERZO MILLENNIO
CAPITOLO 2 RIMINI-SAMB 3-4 2001/02
Da Jesi e dalla D nel nostro percorso sulle tracce della Samb dei primi anni 2000 saliamo geograficamente e come categoria a Rimini e in C2, tuffandoci in quello straordinario campionato che fu il 2001/02. Mentre il mondo sprofondava nell’incubo terrorismo a seguito del drammatico attentato alle Torri Gemelle dell’11 Settembre, che inferì subito un duro colpo alle speranze e all’ottimismo aleggianti all’alba del terzo millennio, a San Benedetto si tornava a respirare aria di calcio professionistico dopo sette anni di peregrinazione nel dilettantismo.
L’avvento di Gaucci aveva inaugurato una nuova era nella storia rossoblù, che dopo l’immediata promozione in C2 prometteva altri fuochi d’artificio…e che fuochi! Innanzitutto si visse dopo almeno un decennio un’estate, calcisticamente parlando, priva di turbolenze: la conferma in blocco di società, allenatore (Mei) e buona parte dei calciatori suonava come una piacevole novità alle orecchie dei tifosi sambenedettesi, abituati a ben altro (come purtroppo sarebbe sovente ricapitato in anni successivi) nella stagione dei bagni. Diciamo che sotto vari punti di vista la gestione Gaucci si apparenta a quella attuale di patron Fedeli: nessuna ansia in fase di iscrizione, pagamento puntuale degli emolumenti, improvvise alzate di ingegno e uscite inattese, breve vita per gli allenatori (Montero avvisato, mezzo salvato…). L’era Gaucci durò quattro anni (1 campionato di D, 1 di C2 e due di C1, due promozioni e un playoff perso a Pescara), Fedeli si appresta alla sua quinta stagione (la prima in Serie D, le altre quattro compresa la prossima in C, una promozione e 3 playoff, anche se gli attuali non sono paragonabili come svolgimento a quelli del periodo di Gaucci). Una grossa differenza tra i due presidenti, entrambi entrati di diritto negli annali rossoblù, è però rappresentata dall’approccio con la tifoseria: pur essendo ambedue amanti dei bagni di folla e del palcoscenico, Gaucci era riuscito con i suoi pranzi sambenedettesi e la frequentazione degli ambienti marinari a creare un notevole feeling con il popolo rossoblù, aspetto che, nonostante gli ottimi risultati conseguiti, non è stato, almeno finora, replicato dall’attuale patron, spesso caduto in errori di comunicazione con una piazza calda come la nostra, con la quale è facile passare dalle stelle alle stalle, ma anche viceversa. Tornando poi alla caratteristica della scarsa durata dei trainer, il campionato 2001/02 fu esemplare in questo senso. Furono ben quattro infatti i mister, che si successero in panchina: fatale sia per il primo (Mei) che per il secondo (Beruatto) fu la sconfitta con il Thiene, il terzo, l’ex Ascoli Nicolini, durò un battito di ciglia (pari casalingo contro il Faenza e disfatta per 3-0 a Bolzano), il quarto (Colantuono promosso da calciatore a tecnico e coadiuvato dall’icona rossoblù Italo Schiavi) guidò la marcia trionfale che condusse alla promozione in C1. Sottolineato che la C2, prima di essere abolita, è l’unica categoria sempre vinta dalla Samb assieme all’Eccellenza (nel 1990/91 con Rumignani allenatore e Venturato presidente), già questa carrellata rende bene l’idea che fu davvero accidentato il sentiero che condusse alla vetta finale. Quella stagione è sintomatica dell’imprevedibilità, con cui può rotolare un pallone e con cui può improvvisamente trasformarsi una formazione, che passò dagli epiteti dello striscione di Poggio Rusco (“Uno sponsor di bagni per una squadra di cessi”) all’ovazione e agli osanna del Tardini di Parma. La svolta? Indubbiamente la sorprendente scelta di passare Colantuono da baluardo della linea difensiva ad allenatore, professione che svolge tuttora con successo. Dal fondo toccato a Bolzano, quando De Silvestro si fece espellere, carpendo i cartellini dalle mani dell’arbitro e scaraventandoli a terra e nel dopopartita Nicolini afferrò il microfono de L’Altra Radio per annunciare le sue repentine dimissioni, avendo probabilmente fiutato puzza di bruciato nello spogliatoio, si passò a stretto giro al raid (2-1) di Imola, dove contro una compagine di tutto rispetto, che puntava ai playoff grazie ai gol del figlio del mitico Villa bolognese, si vide tutt’altra Samb. Era quella la prima di un’incredibile sequenza di nove vittorie consecutive (record rossoblù in un campionato professionistico), che proiettarono “lu purtierò” Visi (o meglio Visiiiiiiiii, con innumerevoli “i” come scandiva in occasione dei suoi prodigiosi interventi il nostro Gianfranco Cellini nel corso delle radiocronache) e compagni ai playoff, da cui partirono per l’orbita della C1. Nel mezzo del cammin di quei successi il 7 Aprile 2002 si presentò la tappa più ardua, quella del Neri di Rimini, dove si andava ad affrontare l’inseguitrice della capolista Teramo, che filava liscio con mister Zecchini in panchina e a suon di reti dell’implacabile Myrtaj. I biancorossi di Foscarini, che poi avrebbe avuto un apprezzabile carriera in particolare a Cittadella, avevano l’obbligo di vincere per provare a riagganciare la prima piazza ed evitare i playoff, dal canto suo la Samb era già on fire dopo quattro successi consecutivi (Imola, Mestre, Mantova e Fiorenzuola), al punto da richiamare in massa i propri supporters, che ebbero così anche l’occasione di rinnovare lo storico gemellaggio con i romagnoli. E fu partita epica, che simboleggiò degnamente l’andamento di quella memorabile annata, vissuta sulle “montagne russe” prima dell’impetuoso rush conclusivo. Quella schierata da Colantuono fu la Samb tipo di tale cavalcata, a cui contribuirono anche i difensori Quondamatteo (recentemente nello staff tecnico rossoblù) e Morelli, i centrocampisti Filippi e Bonura, il fantasista, dapprima rinnegato poi amato a dismisura, Totò Criniti, e l’attaccante Pilleddu; eccolo qua allora il nostro 4-4-2: Visi tra i pali, in difesa da destra a sinistra Borsa-Taccucci-Pellegrini-Pirone, a centrocampo Teodorani-Di Serafino-Del Vecchio-De Amicis, davanti il duo formato dal Cobra (fu sempre Gianfranco a chiamarlo per la prima volta così in barba ai successivi usurpatori) Soncin e Michelone Sergi. Quella sorta di Italia-Germania dei mondiali messicani vide continui ribaltamenti del punteggio e ben tre reti annullate ai padroni di casa, tra i quali imperversava un giovanissimo Ricchiuti. Dal lesto 1-0 di Di Nicola si passò all’1-2 firmato Soncin-Taccucci, “cappottato” sempre nel primo tempo da Antonioli-Racchini per il parziale di 3-2: senza respiro. E nella ripresa subito un’impennata col 3-3 di Gennaro Del Vecchio, la cui letterale trasformazione nel corso della stagione fu determinante al punto da entrare nel cuore dei tifosi, dove tuttora risiede. Infine col Rimini proteso nuovamente alla ricerca dell’ennesimo vantaggio fu ancora il Cobra a mordere velenosamente in contropiede, siglando il 4-3 finale con l’immancabile colonna sonora di “Non mollare mai” cantata a squarciagola dalla nostra irrefrenabile tifoseria. Fu proprio quel successo, arrivato in quel modo, ad infondere in tutti una convinzione assolutamente insperata fino ad un mese prima, quando ci si barcamenava a metà classifica: questa Samb può davvero farci sognare, e sognare non fu mai tanto bello! Il resto (il bis a Rimini con De Amicis, i 12000 del Riviera per il 3-1 al Brescello e l’apoteosi del 9 Giugno al Tardini) è storia, anzi leggenda.
Alessio Perotti