La Samb del terzo millennio, capitolo 8 | Samb-Urbania 2-0
di Alessio Perotti
È lieto il finale del 2009, annus horribilis rossoblù (oltreché per l’economia nazionale ed internazionale), dopo mesi e mesi di delusioni e tribolazioni: la Samb batte l’Urbania con punteggio all’inglese nel match prenatalizio ed aggancia in solitaria la vetta dell’Eccellenza. Da questo confortante e promettente epilogo riavvolgiamo il nastro, tornando al dopo-Lecco, quando piovve sul bagnato, che aveva già allagato il nostro ambiente con la retrocessione ai playout in Seconda Divisione. Ebbene questa categoria la Samb non l’avrebbe nemmeno disputata, dopo averla vinta due volte su due partecipazioni (1990/91 e 2001/02), perché la situazione della società gestita dai fratelli Tormenti precipitò definitivamente a causa del loro arresto e del successivo blocco dei loro conti correnti. Ci ritrovammo così in un “deadlock”, da cui fu impossibile uscire nonostante le trattative intavolate e le buone intenzioni del papabile successore Sergio Spina. Nisba, il presidente Macalli dichiarò la Samb “out” dal professionismo per la seconda volta nella sua storia dopo il 1994. Fu fatto un tentativo di ripartire dal gradino inferiore, quello della Serie D, con l’intervento anche del sindaco Gaspari, ma la regola di scendere almeno di due categorie in quell’occasione, a differenza di tante altre, trovò inflessibile applicazione. Ed ecco allora spalancarsi le porte dell’Eccellenza, come era già avvenuto nel 1994/95, serie in cui si ricostituì una società con Spina presidente, coadiuvato dal commercialista Roberto Pignotti e dall’imprenditore Claudio Bartolomei.
La gestione sportiva fu affidata al sambenedettese Giulio Spadoni, gran conoscitore del calcio regionale e reduce da ottime esperienze come quella di Macerata. Con lui fu designato come tecnico un altro “indigeno”, nonché ex calciatore rossoblù, Pasqualino Minuti, a cui però molti tifosi non avevano mai perdonato la militanza nell’Ascoli. Fu assemblata una fuoriserie per la categoria con calciatori di spicco tra Lega Pro e Serie D, come il cavallo di ritorno Ogliari, investito dei gradi di capitano, la coppia centrale Pulcini-Mengo (oggi fresco vincitore da allenatore del Porto Sant’Elpidio proprio dell’Eccellenza), il centrocampista D’Aniello, il laterale sambenedettese Zazzetta, il trequartista Giandomenico (nelle fila di quel Brescello sconfitto a Parma) e gli attaccanti Menichini e Gentili. A far da chioccia a tutti un reduce da Lecco, l’eterno Ottavio Palladini. Quell’anno erano inoltre previsti due under, classe ’90 e ’91, e la loro ardua individuazione fu una delle concause della disastrosa partenza della formazione di Minuti. Intonando “Ricominciamo” di Pappalardo si ripartì con l’immancabile seguito di irriducibili aficionados da Montegranaro, dove però non si andò oltre l’1-1, ma peggio ancora si fece poi nell’esordio al Riviera, che il Piano San Lazzaro (compagine di Ancona) trascinato dall’ex Mattia Santoni sbancò per 3-2. I calciatori furono esposti al ludibrio pubblico di fronte agli inferociti tifosi dal presidente Spina e Minuti venne istantaneamente esonerato. Ed ecco la svolta, che avrebbe inciso non solo per quella stagione ma anche per quelle a venire: Palladini, un po’ come avvenuto a Colantuono nel 2001/02 in C2, passò direttamente dal campo alla panchina, andando quindi a dirigere quelli che fino a poco prima erano suoi compagni di squadra. Non ci poteva essere esordio migliore, perché la Samb finalmente fece la Samb, espugnando a Lucrezia (dove si era ricominciato nel 1994) il campo della Real Metauro (0-2). Fu però un fuoco di paglia, perché sette giorni dopo arrivò un’altra disfatta casalinga con la sconfitta (0-2) subita ad opera della Cingolana e così quella che doveva essere una corazzata si stava rivelando una disarmante “bagnarola”. Nessuno poteva crederci e dopo quella “botta” e il brodino con il nulla di fatto di Macerata (0-0) pian piano Ogliari e compagni cominciarono a conoscersi e a diventare squadra, grazie anche al miglioramento della condizione atletica curata dal professor Lattanzi. Il cambio di passo avvenne con il poker di successi incamerato contro Fabriano (1-0), Tolentino (2-0), Osimana (2-0) e Castelfrettese (3-0) senza subire gol. Le avversarie pronosticate Fermana e Vis Pesaro tenevano comunque botta, ma a stupire era l’Urbania di Pazzaglia, che con il suo calcio brioso stava entusiasmando e prendendo il largo. E dopo il roboante poker rifilato ai canarini (4-1) e l’immeritato scivolone casalingo contro la Vis Pesaro (0-1) eccoci al 20 Dicembre 2009 quando la Samb, giunta al secondo gradino della classifica, ospitò proprio la sorpresa del campionato, che la sopravanzava di due lunghezze. Davanti a quasi 3000 spettatori Palladini schierò i suoi con un inedito 4-2-3-1, che poi diventò il layout adottato per tutto il girone di ritorno: Chessari in porta, Bizzarri-Mengo-Pulcini-Zazzetta da destra a sinistra in difesa, il duo Rulli-D’Aniello (capitano nella circostanza in luogo di Ogliari) nel cerchio, quindi D’Angelo-Giandomenico-Cacciatore a sostegno del centravanti Menichini. Il primo tempo di studio fece capire ai padroni di casa che i durantini non erano poi così mostruosi come il loro ruolino di marcia faceva presagire. Ed allora nella ripresa gli uomini di Palladini innestarono la quinta, cingendo d’assedio gli ospiti, finché il solito Pulcini, difensore-goleador, non insaccò di testa alle spalle di Spinaci a metà tempo, sbloccando definitivamente sia quel match che l’intero campionato rossoblù. Oltre all’esordio di Palladini in panchina e alla saldezza difensiva due furono le chiavi di quella stagione: la pericolosità costante di Cacciatore, partito dietro le quinte ma poi divenuto pedina imprescindibile, anche se poi non sarebbe stato confermato a fine anno, e la scoperta di un under, che in realtà rappresentava un valore aggiunto, come l’esterno D’Angelo. Proprio lui suggellò quella partita con il raddoppio allo scadere al termine di una fuga conclusa con un pregevole tocco da sotto. Come aveva auspicato Spina la Samb, dopo averne passate di tutti i colori in quello sciagurato 2009, conquistava la vetta proprio al termine del girone d’andata: quello di ritorno sarebbe risultato completamente in discesa con un vantaggio sulle inseguitrici via via crescente fino al distacco finale di 15 punti imposto sulla seconda in graduatoria, il Piano San Lazzaro. Ad accompagnare la Samb in Serie D fu però la Jesina, che ebbe la meglio ai playoff e fu successivamente ripescata; l’anno dopo non andò come sperato al punto da assistere all’alternanza di quattro allenatori (Palladini, Giudici, Boccolini e di nuovo Palladini) in una stagione chiusa senza raggiungere nessun obiettivo, se non la permanenza in Serie D. Proprio il 2010/11 rappresenta l’unico neo di annata senza traguardi (promozioni o playoff) dal 2010 ad oggi: un impressionante ruolino di marcia, che non ha eguali (se non, fatte le debite proporzioni, nella Juventus) nel panorama calcistico nazionale.