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La Samb e Franco Fedeli, un quinquennio agrodolce


È iniziato col rombo della sua Ferrari, si è concluso invece nel silenzio della quarantena (successiva a tre sconfitte consecutive) il ciclo di Franco Fedeli alla guida della Samb, un quinquennio che lo ha reso il presidente più longevo del dopo-Zoboletti. Sembrava ormai un personaggio dei verghiani “Malavoglia” l’ex patron rossoblù, che a più riprese negli ultimi due anni ha esternato insofferenza e l’intenzione di mollare, volendo però nel contempo lasciare la società in buone mani e speriamo tanto che l’abbia fatto. Tutto ha inizio e tutto ha una fine, così vanno le cose e la vita stessa: è quindi naturale che anche il periodo di Fedeli avviatosi molto bene e spentosi modestamente abbia avuto un suo prevedibile compimento. Nel frattempo nel suo tritacarne sono passati allenatori (solo Sanderra e Montero non hanno subito l’esonero), direttori sportivi (solo Fusco è rimasto nelle sue grazie), direttori generali e persino il figlio Andrea. Si capisce perciò che non sia proprio semplice convivere con Fedeli, la cui presidenza solo a San Benedetto è durata così a lungo. E allora tracciamo quindi un bilancio di questa gestione “agrodolce”, tirando una riga tra “like” ed “unlike”.

Like

Unlike

Approfondendo quest’ultimo punto, diciamo che non è mai scattata la scintilla di un vero amore tra l’ambiente rossoblù e Fedeli, spesso scostante, esagerato nelle dichiarazioni post-partita e talvolta pure ingiustamente critico ed ironico verso il passionale pubblico di casa nostra, invidiato da tante piazze. È stato come un matrimonio tiepidino, in cui per il bene di ciascuno ci si sopporta a vicenda, ma assolutamente senza trasporto reciproco.

E allora caro Fedeli, un grazie per averci riportato in Serie C, la categoria maggiormente disputata dalla Samb nella sua storia, ti va giustamente tributato, ma ora è stato giusto lasciarsi così, apparentemente senza rancore.

Alessio Perotti


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