SAMB, ZIRONELLI NUOVO ALLENATORE
Si è chiusa dopo poco più di un anno e con un biennale appena stipulato l’avventura di Montero sulla panchina rossoblù. I migliori momenti della sua gestione? Dopo la calorosissima accoglienza presso l’auditorium comunale le tre vittorie consecutive tra la settima e la nona giornata dello scorso campionato, l’impresa di Trieste e l’illusione agli albori di questa stagione di poter aprire un ciclo in casa Samb con la nuova società. Venendo al tris di vittorie di fila, che aveva proiettato Rapisarda e compagni al terzo posto, è stato lì che la Samb di Montero ha toccato il suo apice, esprimendo una “grande bellezza” che a tanti ha rimembrato il brillante cammino della formazione di Ballardini quindici anni prima. Nel primo tempo al Manuzzi di Cesena siamo tutti rimasti a bocca spalancata per una superlativa squadra, padrona del campo, capace di trame fluide e con palla a terra, come aveva già mostrato a Ravenna e al Riviera contro il Piacenza. E’ durato poco, troppo poco questo stato di estasi, subito bruscamente spezzato, anche per una errata scelta societaria di non munirsi di un secondo portiere all’altezza della situazione dopo l’espulsione di Santurro nel finale di Cesena, quando la Virtus Verona con due tiri in porta (a fronte della decina di palle gol create dalla Samb) ha violato il Riviera. Quella spumeggiante compagine è poi crollata sotto il peso di quattro sconfitte consecutive tra errori arbitrali e ristrettezza della rosa e da lì praticamente non si è più ripresa nonostante i tre successi al Riviera contro Rimini, Feralpisalò e Gubbio e l’epica vittoria di Trieste in nove. Dopo il Montero audace e temerario della prima metà del girone d’andata ecco pian piano insinuarsi il Montero più titubante e timoroso, che ha trasmesso alla squadra le sue preoccupazioni, dovute anche al ri-ambientamento in Italia e alla conoscenza della categoria. Diciamo pure che solo un Fedeli, che ormai aveva tirato i remi in barca, e il sopraggiungere del Covid-19 hanno evitato a Montero l’esonero già nella passata stagione, chiusasi, al di là del play-off di Padova, con due miseri punti raggranellati nelle ultime sei giornate. E poi quest’anno il fatto di avere a disposizione una formazione ambiziosa, ma con caratteristiche diverse, lo ha indotto a rinnegare il suo modulo preferito (4-3-3), cercando di adattarsi forzatamente a idee che non sono propriamente le sue. Lui per primo probabilmente è finito in una crisi di identità, che ha condizionato le sue scelte e anche il rendimento di una squadra, apparsa troppo timorosa, anche nell’ultimo match casalingo contro il Modena, al di là dei suoi innegabili limiti e di una coesione ancora tutta da trovare. E sorprendentemente alla fine proprio quella “garra”, che doveva essere il marchio di fabbrica di Montero, si è vista molto limitatamente in questi suoi mesi sambenedettesi. Forse è arrivata prematura la sua bocciatura dopo sole sette giornate, ma indubbiamente qualcosa non andava, vista anche l’assoluta mancanza di reazione dopo il vantaggio modenese. Così come d’altronde è stata brevissima la fioritura della sua Samb troppo velocemente appassita.
Alessio Perotti