L’Angolo del Narrante – Il monumento di parole

In questo spazio della Gazzetta troverete una nuova rubrica curata in collaborazione con Il Narrante (QUI la pagina Facebook). Uno spazio dove potrete scoprire o approfondire curiosità storiche che appartengono alla città di San Benedetto del Tronto. L’Angolo del Narrante vuole accompagnarvi fuori dal mondo del calcio e dello sport per provare a condurvi, con leggerezza, nel ricco giardino della cultura sambenedettese. Una lente di ingrandimento su personaggi, eventi e luoghi del passato che hanno lasciato un segno nella storia di San Benedetto.

IL MONUMENTO DI PAROLE

Uno dei simboli della città, il Monumento Nespolo, che dal Dicembre del 1997 rende unico e suggestivo l’ingresso del Lungomare Nord di San Benedetto del Tronto, prende il nome dal suo creatore: l’artista Ugo Nespolo. Realizzata ad Acquaviva, l’opera è alta sette metri, in acciaio, con colori che variano dal rosso, all’azzurro del cielo, al blu del mare. Il testo contenuto nella sua forma ovale si ispira ad una poesia dal titolo “Preferisco il rumore del mare” di Dino Campana: “Fabbricare, fabbricare, fabbricare, preferisco il rumore del mare. Che dice fabbricare fare e disfare, fare e disfare è tutto un lavorare. Ecco quello che so fare…”. Sulla base di queste riflessive parole, Nespolo modifica leggermente il testo originale dando così vita alla sua opera: “Lavorare, Lavorare, lavorare, preferisco il rumore del mare”.

Un monumento portatore di un messaggio che sin dal primo istante di vita accende svariate polemiche con conseguenti scontri politici tra amministrazione comunale e opposizione: viene visto come incitamento all’ozio. In realtà, l’intenzione dell’artista è quella di mostrare come il lavoro rischi di schiacciare l’uomo nel momento in cui subentrano avidità, invidia e finte necessità che ci fanno trascurare ciò che di più bello la vita ci offre.  Il Monumento Nespolo oggi, nonostante le disavventure affrontate, è diventato, in poco più di 20 anni, uno dei simboli della città di San Benedetto del Tronto. Il famoso “Lavorare, lavorare…” è conosciuto anche al di fuori del territorio. I turisti amano fotografarlo e i sambenedettesi ormai non possono più farne a meno.

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