Restano ancora troppe le incongruenze legate ai fatti ormai tristemente noti del 5 novembre 2017. La famiglia Fanesi, con gli avvocati Fabio Anselmo e Paola Resca, continuano la lotta nella ricerca della verità per far luce, in via definitiva, su quelli che sono i fatti occorsi al di fuori dello stadio Menti di Vicenza. Luca Fanesi, colpito da DASPO per 6 anni con obbligo di firma, non ricorda nulla, se non un panino all’esterno dei cancelli di entrata e uscita dalla curva riservata ai tifosi, poi un lancio di fumogeni. E il vuoto. Diverse volte, suo fratello Massimiliano, ha raccontato l’evoluzione delle indagini condotte per spiegare gli eventi. Tutti gli indizi presi in esame conducono verso una risposta: il tifoso rossoblù è stato colpito mentre scappava insieme ad altri per evitare eventuali contatti con gli avversari. Le forze dell’ordine, nel corso del tempo, hanno ammesso di aver utilizzato gli sfollagente colpendo alle gambe, ma questa versione viene smentita dai video presi in esame.
Nel corso di un intervento a Vera TV Max Fanesi racconta gli ultimi sviluppi:
«Stiamo aspettando le decisioni del GIP in merito alle nostra opposizione all’archiviazione. L’udienza è stata celebrata il 12 luglio ma con le ferie di mezzo la discussione è slittata a settembre, se non a ottobre… Abbiamo presentato aspetti evidenti, clamorosi, contraddizioni abbastanza eclatanti. Al nostro avvocato ho detto che le indagini preliminari le abbiamo fatte noi… È impossibile non evidenziare determinati aspetti come le contraddizioni nelle dichiarazioni dei poliziotti. Ad esempio il terzo celerino che scende dice che Luca è a terra con una ferita dietro e un tifoso lo tiene con un fazzoletto intriso di sangue; un quarto, un paio di secondi dopo, spiega invece che hanno lasciato mio fratello lì perché non aveva evidenti lesioni. Ma ce ne sono tante altre come ad esempio il sequestro dei manganelli, dove però agli atti non risultano esami del DNA o ematici. La prova regina non c’è: se esistesse un video con mio fratello che cade potremmo metterci l’anima in pace. Per me è stata fatta una semplice analisi: sono state prese le dichiarazioni dei poliziotti e dei tifosi ed è stato dato maggior peso alle prime. Noi chiediamo tutt’ora una perizia ai manganelli sequestrati perché anche a distanza di quasi due anni possono essere rinvenute tracce ematiche».