Che la Samb non fosse una corazzata lo si sapeva fin dalla gara d’esordio contro l’ormai Modena che fu. Ma alla base c’è una progettualità societaria che è quella di costruire una base solida fatta di giovani affamati e farli guidare da una manciata di “anziani” in cerca di riscatto. Nulla da eccepire soprattutto se si considera la volontà di migliorare il settimo posto della scorsa stagione.
Ma a San Benedetto, città di mare avvezza alle onde, calmi non si sta mai. Ed ecco che Moriero se ne va e arriva Capuano. Il tecnico si porta dietro l’ingombrante aura dello stratega così come quella del personaggio. Ma la piazza di San Benedetto e Capuano sembrano fatti per stare insieme. Solo che Capuano eredita la stessa Samb che aveva incontrato col suo Modena. Fortuna vuole che il tecnico arrivi proprio con il calciomercato alle porte.
E qui quello che sembrava un normale rapporto tra lo stesso Capuano e Fedeli si incrina. «Ha sconfinato», questo il commento del presidente che si lega al dito qualche trattativa intrapresa troppo personalmente, probabilmente. Ma la Samb va, comunque, per la sua strada che, complici buoni risultati e cadute delle avversarie, la porta in alto. Insomma, a galleggiare laddove i playoff sembrano meno faticosi. Ma poi arriva il Mestre. Capuano viene attaccato per il gioco poco brillante e la Samb se ne va in ritiro a Cascia tra i mugugni di qualcuno… Da lì una serie di vittorie, sempre accompagnate da qualche frecciata di Fedeli, ma pare che il rapporto sia mutato in una mutuale sopportazione. Non proprio il meglio, ma quanto di meglio si possa ottenere. Fino alla sconfitta di Bassano. Il Mercante è teatro di una delle peggiori prestazioni dei rossoblù complice certamente un avversario forte ed organizzato, ma colpevolmente abbandonato a se stesso in mezzo al campo e libero di fare un po’ i propri comodi.
Apriti cielo. Ed ecco che all’alba del delicatissimo scontro casalingo con il Teramo di Ottavio Palladini la Samb ci arriva con una faida interna, per usare un termine caro a Capuano, “devastante“. E pensare che a Pordenone o Trieste, i risultati dei rossoblù, se li sognano. A Salò, Bolzano, Bergamo e Renate si sognano il pubblico. A San Benedetto, invece, si sogna un po’ di bonaccia (o “bunazz” se preferite) per godere di risultati che in riviera mancavano da un bel po’.