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Ripescaggi, diritti tv e il caos del calcio, i tifosi ora insorgono: «La misura è colma»

Nella sola realtà di San Benedetto, il ritardo nella partenza del campionato, ha portato un relativo scompiglio. Niente di irrimediabile: la squadra continua a lavorare e mettere minuti nelle gambe grazie alle amichevoli. La questione però si riflette pure nella campagna abbonamenti, meno florida delle previsioni. Se è vero che c’è chi tentenna criticando la costruzione della squadra in tantissimi puntano il dito su quello che sarà il calendario, per forza infarcito di turni infrasettimanali, spesso un limite.


Guardando invece ad altre realtà, vicine o meno a quella sambenedettese, si tocca una critica di gran lunga più grave. I tifosi di Ternana Club Rocca Rossoverde, Club Forza Pro, Coordinamento Cuore Azzurro Novara, Tifosi Entella e Siena Club Fedelissimi sono firmatari di un comunicato al vetriolo:

“Il disordinamento”. I Tifosi cittadini non sudditi. Il nostro calcio, anzi il “loro” calcio, il calcio feudale, una delle maggiori imprese del Paese, è per lo più, nelle mani, non già di moderni imprenditori e manager, bensì di alcuni “ signorotti-padroni”; esso è ormai ridotto ad essere non un ordinamento, bensì il suo contrario: un “disordinamento”. Non si contano più, infatti, le continue modifiche ”in corsa” a norme federali: modifiche che determinano una totale confusione, incertezza del diritto e macroscopiche e ingiuste disparità di trattamento. Modifiche chiaramente finalizzate a tutelare interessi personali. L’ultimo, in ordine di tempo, eclatante esempio di ciò sono le modifiche ”last minute” apportate alla composizione dei campionati di Serie B e Lega Pro, a seguito delle allucinanti decisioni assunte dalla Lega e dalla FIGC lo scorso 13 agosto che, a nostro avviso, costituiscono atti illegittimi .

La questione, comunque, sarà decisa dal Collegio di garanzia del CONI il 7 settembre prossimo. Collegio che, peraltro, intanto ha stabilito di ripristinare la situazione precedente , riconoscendo la rilevanza delle argomentazioni presentate contro le decisioni federali. Resta fermo che, in caso di pronuncia negativa del suddetto Collegio, la parola passerà al TAR del Lazio, posto che si tratta di decisioni dell’ordinamento sportivo che incidono su diritti soggettivi e che, quindi, posso essere  devoluti alla giustizia ordinaria. I tifosi, in questa deprecata ipotesi, non possono rimanere inerti di fronte a palesi violazioni di un ordinamento che li colpisce non solo sul piano economico ma, soprattutto, etico e sociale, incidendo su diritti che devono essere protetti. Infatti, con l’assistenza ed il supporto di Federsupporter, i tifosi sono pronti a predisporre tutti gli atti e le iniziative, anche giudiziarie, che si rendessero necessarie  per la salvaguardia dei loro diritti ed interessi.

Quei tifosi che, invero, sono stanchi e non accettano più di essere trattati, non da cittadini, bensì da sudditi; di essere considerati titolari solo di doveri, di obblighi e non di diritti, destinatari di innumerevoli prescrizioni, restrizioni e sanzioni di ogni tipo. Quanto sopra anche per comportamenti innocui e di scarsa rilevanza , sulla base di  principi palesemente incostituzionali e, persino, contrari a diritti solennemente sanciti dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Europa (CEDU). Sulla base di tali considerazioni si sono riuniti gli interessi delle tifoserie di squadre diverse. L’ultima ”perla” in questo senso è rappresentata dalla modica all’art. 12 del Codice di Giustizia Sportiva ( CGS) della FIGC, con la quale le società di calcio professionistiche, all’atto dell’acquisto da parte dei tifosi di abbonamenti o biglietti, fanno tacitamente approvare agli acquirenti un così detto “Codice di condotta dei tifosi”. In forza di detto Codice le stesse società, a loro totale discrezione, possono sospendere temporaneamente, o addirittura ritirare denitivamente, senza alcun rimborso, i titoli di accesso allo stadio già pagati per cause non conformi alla “morale, al decoro, alla decenza” e, comunque, contrarie “alle indicazioni della società”.

Il che, tradotto, vuol dire, in pratica, che le società possono cacciare dagli stadi, a loro piacimento e intascando il prezzo degli abbonamenti e/o biglietti, chiunque. Che dire, inoltre, del caos determinato dall’aggiudicazione dei diritti audiovisivi calcistici per il periodo 2018-2021, che, tutelando soltanto la rapacità delle società che vivono, quasi esclusivamente , dei proventi da tali diritti ha penalizzato e penalizza gravemente, come al solito, i tifosi. Ciò, non solo sotto il profilo economico ( per vedere tutte le partite è necessario abbonarsi a SKY e a DAZN, avere un allacciamento alla rete internet, disporre di un costoso decoder speciale o di costosi televisori così detti “smart“), ma anche sotto il profilo della qualità e fruibilità del servizio. Tanto è vero che milioni di tifosi utenti sono stati, sono e saranno nell’impossibilità di vedere le partite, considerato anche che la rete internet italiana è tra le peggiori in Europa e che una buona parte della popolazione non dispone dell’allacciamento alla rete internet. Tale disagio sarà, in particolare, grave per i tifosi di società di Serie B, poiché le località peggio o per nulla servite dalla predetta rete sono quelle medio-piccole. LA MISURA È, DUNQUE, ORMAI COLMA: ORA BASTA !”.


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