ROMA CITY-SAMB 0-0, LA CRONACA
MASSI: «NON È STATA UNA GRANDE SAMB»
PALLADINI: «NULLA DA RIMPROVERARE AI RAGAZZI»
Ha rischiato addirittura di perderla, la Samb, la partita in casa del Roma City che si sperava potesse sancire il ritorno al successo dopo il mezzo passo falso casalingo col Fossombrone. Invece, nel surreale clima di Riano, con qualche centinaio di spettatori e un silenzio che si confaceva più ad un rito ortodosso che ad una festa “pagana” come una partita di calcio, la ciurma rossoblù – orfana tra gli altri di capitan Eusepi, presente in tribuna a pochi passi dalla panchina per dare il suo supporto ai compagni – per la seconda volta di fila è andata in bianco, cosa che non gli era mai accaduta in questa finora ottima stagione.
Anzi, a fare gol stava per essere la formazione del patron italoamericano Doino, cui nel finale è stata regalata una ghiottissima occasione sventata da un super intervento di Orsini a tu per tu con Omohornia. Sarà sicuramente anche per un parco infortunati sempre più affollato (a Semprini, Zini, Lulli, Fabbrini ed Eusepi rischiano oggi di aggiungersi Sbaffo e Candellori), ma sul piano del gioco la capolista si è espressa su livelli ben lontani dai suoi standard: recriminare per il miracolo di Salvati sulla girata di Moretti è davvero troppo poco per una formazione che finora ha avuto una media di poco superiore ai 2 gol per partita. In questo delicato momento della stagione, però, la Samb non deve assolutamente scomporsi perché in tutti questi mesi ha dimostrato in maniera palese la propria superiorità, accumulando un vantaggio che – anche grazie agli sgambetti reciproci delle inseguitrici – permette di guardare avanti con una relativa tranquillità.
A dare un senso a quel “relativa”, poi, siamo sicuri che ci penserà un condottiero esperto come Ottavio Palladini, indiavolato nel finale con i suoi per aver concesso una palla-gol che avrebbe potuto rendere la giornata ancor più amara. Nel contesto di una realtà che mira ad un orizzonte ampio (la presentazione della Fondazione Sambenedettese, che pure è un ente completamente distaccato dal club, ne è un esempio) la squadra ha l’obbligo di non scomporsi. Perché, alla fine, al 4 maggio manca una settimana in meno e il vantaggio è sempre lo stesso.
Daniele Bollettini
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