“Il mio tempo a San Benedetto è finito” [LEGGI QUI], queste le parole del presidente Franco Fedeli dopo la prima (ed ultima) gara playoff della Samb di questa stagione in casa del Sudtirol. E come ogni volta, dove si tira una linea e si fa il conto, stavolta pare che a chiudere un ciclo sia proprio il numero uno di Viale dello Sport. Quattro anni, ognuno a suo modo, intensi, in cui tra sparate, allenatori e bomber, a San Benedetto non ci si è annoiato mai.
Stagione 2015/2016 – La Rivincita. Il dopo–Moneti si apre subito con la rivoluzione Fedeli: via mister De Patre, arriva Loris Beoni e buona parte del Rieti con qualche innesto tra giovani e “usato” sicuro. Uno di questi è Mario Titone, bomber da 19 reti che con Pegorin tra i pali, Sabatino, Pezzotti e Sorrentino, trascinerà i rossoblù tra i Pro. Condottiero di quella cavalcata fu però Ottavio Palladini, subentrato a Beoni dopo le debacle contro Monticelli e Matelica. La rivincita di un allenatore (e di una intera tifoseria) che, qualche tempo prima e in condizioni disperate, aveva riportato in alto la Samb, salvo vedersi strappare tutto a causa della solita gestione societaria deficitaria.
Stagione 2016/2017 – Il “primo” anno di Serie C. Un assestamento faticoso, quello della prima stagione tra i professionisti. Resta in sella Palladini la cui gloria viene spezzata con le dimissioni di inizio 2016. Attriti con la dirigenza, critiche sul gioco poco brillante e tanta fatica. Ma la Serie C è un catino dove finiscono in pasto tutti, nomi e palmares a prescindere. E così al posto del tecnico sambenedettese purosangue arriva Stefano Sanderra che dà nuovo sprint alla squadra, arrivando in punta di piedi in una piazza che mai lo ha apprezzato veramente. Il peccato originale dell’allenatore romano è quello di aver preso il posto di Palladini. Saluta pure Sandro Federico, che non si lascia benissimo con la dirigenza. Sanderra però trae il meglio da una squadra costruita per ottenere la salvezza e lancia la Samb ai playoff in settima posizione. Il primo avversario è il Gubbio, dove avviene il primo approccio con Magi. La vittoria in Umbria arriva per mano di Re Leonardo Mancuso che a San Benedetto esplode: quasi 4mila minuti, 26 gol e 9 assist. Incredibile. Ai rossoblù però non riesce il miracolo e il doppio pareggio contro la corazzata Lecce rimanda tutti a casa con nulla in tasca.
Stagione 2017/2018 – Il podio di Capuano. Forse è ingiusto, ma certamente meritato. Ma procediamo per gradi. Inizia alla guida della Samb Francesco Moriero, lo sciuscià ex Roma, Inter e Lecce, che si ritrova in squadra gente del calibro di Armin Bacinovic, Nicola Bellomo, Nicola Valente e Gennaro Troianiello (e relativo slogan). In rosa pure Vittorio Esposito, vecchio pallino di Fedeli. Il ruolo di DS è ricoperto da Francesco Panfili, uno dei più longevi nella gestione del patron romano. La Samb parte bene ma subisce una flessione tra ottobre e novembre, la società è ambiziosa e dopo la doppia sconfitta con Vicenza e Sudtirol decide di sollevare dall’incarico Moriero e chiamare in sella Capuano. Al di là di quella che può essere la gestione esterna del rapporto con la società, che poi il tecnico ha ritrovato nel suo periodo attuale a Rieti con l’ex DG rossoblù Gianni nei primi periodi, indiscutibili sono i numeri: 9 vittorie, 8 pareggi e 7 sconfitte. Due di queste, proprio come in precedenza successo, di fila. Per questo Capuano, in un surreale ambiente, viene esonerato e torna al timone Moriero. Non dura molto la cavalcata ai playoff dove la Samb arriva, in virtù della terza posizione, direttamente alla fase nazionale contro il Piacenza (2-1 la sconfitta in trasferta, 3-1 la vittoria al Riviera). Si gioca col Cosenza, che surclassa i rossoblù e si lancia in Serie B. Qui è Miracoli a ritagliarsi un importante spazio con 12 gol (2 contro il Piacenza) in 30 presenze.
Stagione 2018/2019 – L’addio. Questa stagione è storia recente. Si parte con la coppia Magi–Lamazza, ma dopo uno stentato avvio salta prima il tecnico pesarese, arrivato dopo un lungo corteggiamento, poi il DS. Al loro posto Roselli, portato in riviera però da Lamazza, e Fusco. Salutano pure, e qui c’è del clamoroso, il DG Andrea Gianni, l’occhio sambenedettese di Franco Fedeli, e il figlio Andrea, nella veste di Amministratore Delegato. Fedeli perde i collaboratori più prossimi e lascia la società in mano al segretario generale Palma, lontano comunque dallo spogliatoio e dall’ambiente sambenedettese dove, l’unico esponente dell’organigramma, resta Fusco.
A questo punto Fedeli si dice stanco di andare avanti da solo, con una società senza controllo che, per lui, diventa difficile da amministrare. E allora via alla ricerca del prossimo presidente rossoblù che, a dar credito ai rumors, pare dietro l’angolo.