Per etichettare questa stagione di Serie D 2023/24 archiviata domenica scorsa con l’amaro pari nella finale play off a L’Aquila, che indubbiamente la Samb avrebbe meritato di condurre in porto, facciamo nostra l’infelice espressione con cui mister Lauro commentò l’incredibile rimonta subita nei minuti finali ad opera dell’Atletico Ascoli. Finì 2-2, anzi se non ci fosse stato Pagliari a tagliare il campo, stoppando una micidiale ripartenza all’ultimo minuto, addirittura nel derby mignon gli ospiti avrebbero clamorosamente prevalso, come poi hanno puntualmente fatto nel girone di ritorno. Una partita che la Samb conduceva fino a 5 minuti dal termine per 2-0 (Tomassini-Alessandro nel primo tempo), pur non avendo certamente brillato, diventò un autentico incubo e spartiacque di questa stagione.
Non seppe affatto gestirlo quel match la formazione di Lauro, che nel dopopartita si riferì ai suoi calciatori incolpandoli in questo modo: “Non abbiamo percepito il pericolo”. In realtà era lui per primo a non averlo percepito, non apportando tempestivamente quei necessari cambi, a cui in quel periodo era davvero refrattario, che avrebbero permesso alla Samb di prendere in mano il pallino del gioco e traghettare il doppio vantaggio sino alla conclusione. Quella doccia fredda arrivò la settimana dopo la prima sconfitta stagionale (in quell’occasione immeritata) nello scontro diretto di Campobasso e fu un uno-due da K.O., che minò irreversibilmente le certezze rossoblù costruite con 13 risultati utili consecutivi ed un illusorio primato.
A quel punto è stato l’intero staff dirigenziale a non percepire il pericolo, al contrario di quanto già fatto da Campobasso e L’Aquila, che dopo un difficile avvio stagionale avevano decisamente invertito la rotta, cambiando allenatore e un nugolo di calciatori. La Samb invece optava per lo “status quo”, mantenendo Lauro al timone (solo per quella frase sarebbe stato da esonerare in tronco) e acquistando nel cosiddetto mercato di riparazione calciatori che non erano in grado di fornire subito un cambio di marcia, rimettendo Sirri e compagni in carreggiata. L’errore commesso a gennaio, quando andrebbero acquistati giocatori prontissimi per essere gettati nella mischia, con gli arrivi di Bontà, Fabbrini e Touré, che erano loro stessi ad aver bisogno di tempo per recuperare la condizione o per integrarsi in un nuovo ambiente, è stato persino raccapricciante. Il solo Senigagliesi, peraltro anche lui in imperfette condizioni per via di una noiosa pubalgia, ha offerto un contributo dignitoso, ma non in grado di raddrizzare la situazione.
Tra l’altro, proprio i nuovi innesti hanno anche forzatamente condotto ad un cambio di modulo dal 4-2-4 al 4-3-3, che con gli uomini effettivamente a disposizione e la perentoria esclusione di chi era stato titolare per un intero girone (Barberini e Cardoni) si è rivelato controproducente. L’infortunio di Battista nell’inizio di gara contro il Monterotondo, quando poi alla luce dell’1-1 finale arrivò l’ormai tardivo primo esonero di Lauro, penalizzò ulteriormente gli equilibri e lo spessore di una squadra, che stava già faticando a reggere il passo della capolista molisana. Una lezione che almeno ci auguriamo possa essere utile per gestire meglio la prossima stagione e cogliere in tempo utile eventuali pericolose avvisaglie: come diceva Arbore in un famoso spot “Meditate gente, meditate!”
Alessio Perotti