Aveva toccato il cielo con un dito la Samb dopo aver steso L’Aquila e aver staccato tutti di cinque punti, ma probabilmente proprio l’illusione di aver già vinto il campionato dopo sole 13 giornate è stata la miccia per innescare il blackout delle successive quattro con cui si è concluso il girone d’andata. Intendiamoci, non è che la formazione di Lauro abbia sfigurato in quei 360 minuti e passa, visto che avrebbe senza dubbio, per quanto espresso in campo e per i torti arbitrali subiti, meritato molto di più, ma c’è qualcosa che comunque è andato storto.
E il difetto principale è stata la mancanza di compattezza e concentrazione nei momenti cruciali degli incontri, una caratteristica che non può mancare quando si vuole vincere un campionato. Soprattutto nei maledetti finali di queste gare Sirri e compagni si sono disuniti, affrontando i minuti decisivi con un atteggiamento troppo blando e a tratti quasi intimorito, nonostante la costante presenza al loro fianco di quel dodicesimo uomo in campo, che è l’inimitabile pubblico rossoblù. Domenica scorsa contro l’Avezzano, confermando quanto di buono e di promettente già palesato nelle prime due sfide del ritorno, c’è stato una sorta di flashback.
Si è infatti rivista, dopo comunque uno sbandamento iniziale da evitare in futuro, quella stessa squadra granitica e attenta a presidiare ogni zolla di campo, che era stata ammirata proprio in occasione del successo casalingo contro l’Aquila. È vero, ci sono state alcune individualità che hanno strappato applausi, ma la Samb piuttosto disattenta e slabbrata del mese nero di dicembre non avrebbe comunque capitalizzato al massimo le loro performance, perché ci sarebbero stati uno o più deleteri passaggi a vuoto. Sono stati la ritrovata saldezza, che ha di nuovo incernierato i rossoblù in campo, e un ritrovato spirito di gruppo a fornire il salto di qualità decisivo per superare la fase di “impasse” e ricominciare a correre in classifica, lanciando il guanto di sfida alla capolista Campobasso.
Oltre all’impressione generale fornita dal modo di tenere il campo e gestire la partita anche con un risultato a lungo in bilico, ci sono stati vari episodi a confortare questa nostra sensazione: la decisione con cui gli uomini di Lauro si sono avventati su seconde palle e palloni vaganti, finendo in qualche circostanza anche ad incocciarsi tra loro per la troppa foga, la partecipazione con cui un calciatore come Sbardella titolare a lungo indiscusso e finito in panchina incitava i compagni da bordo campo, l’abbraccio finale di Battista a Fabbrini, con cui alla fin fine si contende la maglia, il salto con cui a fine partita Coco si è avventato su Lauro che ha ricambiato con affetto tanto slancio, la soddisfazione con cui Pagliari in sala stampa a chi gli chiedeva se il suo cartellino fosse della Ternana ha rimarcato che lui appartiene alla Samb.
Sono tutti piccoli, ma significativi segnali di un gruppo che si è decisamente ricompattato, al di là di qualche nefandezza (la follia di Bontà a Tivoli, l’indecisione in chiusura lungo l’out sinistro sul vantaggio dell’Avezzano) che tuttora capita, ma che proprio grazie a questo rinnovato senso di appartenenza e a questa unità di intenti è stata poi recuperata con una lusinghiera reazione collettiva, molto apprezzata dai tifosi. A questo punto la clamorosa sbandata di fine 2023 dovrebbe quindi essere stata elaborata e metabolizzata, per non essere più ripetuta, e sarà proprio il gruppo, al di là dei singoli, a poter fare veramente la differenza da qui a maggio.
Alessio Perotti