SAMB, MASSI: «VOGLIAMO VINCERE I PLAY OFF»
Nella domenica, che ha definitivamente estromesso la Samb dalla corsa alla promozione diretta, non tutto è da dimenticare, anzi. In tempi, in cui a dominare sono individualismo, poca propensione alle relazioni e tendenza a curvarsi su sé stessi più che volgere lo sguardo agli altri, si sono manifestate al Riviera delle Palme quelle belle usanze umane, diventate merce rara oggigiorno.
- Diciamolo pure, era praticamente inutile ai fini della classifica la partita contro la capolista Campobasso; anche in caso di vittoria per la squadra di Maurizio Lauro il primo posto sarebbe comunque rimasto una chimera a seguito del secondo mese di blackout dopo quello dello scorso dicembre. Eppure, sono stati circa 7000 i supporters sambenedettesi, che hanno gremito gli spalti di un Riviera, che un anno fa di questi tempi appariva come una cattedrale nel deserto, frequentata com’era da poche centinaia di spettatori. Una massiccia presenza del genere sottintende un segno di riconoscenza verso una società rossoblù che i suoi errori l’avrà pure commessi, fallendo il primo posto, ma che ha l’indubbio merito di non aver lasciato definitivamente sparire la Samb e aver rivitalizzato un ambiente veramente depresso dopo l’ennesimo fallimento, stavolta addirittura in Serie D. Non è facile passare in un battibaleno dalla gestione di un sodalizio di quartiere a quella di un club storico e blasonato, riorganizzarsi, ristrutturarsi, ripartire praticamente da una “tabula rasa” e riavvicinare alla Samb tanti sponsor e partner quanti non si sono mai visti. E questo è solo l’inizio di un processo, che è destinato ad evolversi nei prossimi anni e a riportare stabilmente la Samb laddove merita di stare. Anche De Laurentiis nella sua prima stagione a Napoli non riuscì a vincere il campionato di Serie C né ad imporsi ai play off, dove, dopo aver sconfitto proprio la Samb, fu superato dall’Avellino. Quindi non c’è da drammatizzare per una promozione, almeno per ora mancata in attesa di play off ed eventuali ripescaggi. E non serve neanche prendere come pietra di paragone le vittorie immediate di Gaucci e Fedeli in Serie D, perché poi le loro gestioni si sono esaurite nel giro di pochi e polemici anni, o persino la promozione conquistata dall’ultima società sambenedettese nel 2013, tramutatasi addirittura immediatamente in una scioccante retrocessione.
- Se di questi tempi è già difficile esprimere un sentimento di gratitudine, quello di scusarsi è un gesto più unico che raro. Eppure, è quello che ha fatto il presidente Vittorio Massi al termine della sconfitta subita contro il Campobasso, mettendoci la faccia davanti alla Curva Nord, guardando i suoi tifosi e chiedendo semplicemente scusa per l’obiettivo sfumato con tanto di capo chinato. È incredibile che proprio lui, artefice assieme agli altri membri societari e a sponsor e partner, di questa rinascita del calcio sambenedettese umilmente abbia presentato le proprie scuse alla tifoseria, quando si sono ben guardati dal farlo coloro che negli ultimi 30 anni si sono succeduti a maltrattare, strapazzare ed umiliare la Samb.
I risultati espressi dal campo spesso sono transitori e i successi se non sorretti da basi solide sono destinati a volatilizzarsi nel giro di pochi anni se non mesi; i valori che invece sono stati espressi nel corso di questo campionato e in particolare proprio domenica scorsa dall’ambiente e dalla società rossoblù sono quelli, su cui si può costruire un grande e duraturo futuro.
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