Giunti nella piena modernità e motorizzazione della flottiglia peschereccia, si potrebbe correre il rischio di valutarne limitatamente la produttività del pescato e la seguente distribuzione. Bisognerebbe invece porsi dinanzi ad una visione di una comunità: quella di un borgo di marinai non reclusa in sé ma immersa nell’arcaicità del proprio sviluppo e dotata di codici comportamentali e di ponderata sapienza. Basti pensare alla stagione della pesca velica a bordo delle lancètte e delle paranze, ove davvero risultava essenziale ed ineccepibile l’assegnare un aspetto valoriale nell’orientamento del “timone”. Fondamentale diveniva l’ausilio delle costellazioni e della direzione astrale affinché lu parò individuasse aree di pesca più floride e dal fondale meno limaccioso, riducendo anche non di poco i rischi per coloro che si trovavano a dover convivere – giorno dopo giorno e notte dopo notte – con il mare.
si ringrazia Francesco Casagrande
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