Al nome della città di San Benedetto del Tronto si è soliti associare gli elementi connotativi della Riviera: il mare, la spiaggia, le palme e tutto lo scenario paesaggistico che ammalia il turista. Dietro questa splendida cartolina che può restituire ad un primo sguardo la città, però, c’è anche una sfera antropologica singolare, quella della gens di mare: gente con usi e costumi particolari, dai principi di una categoria lavorativa (e sociale) alle volte pittoresca, ma con una connotazione religiosa ben definita, in cui assume la centralità la figura della Madonna, con riferimenti espliciti alla “Santa Case de Lurète”. Anche da qui, probabilmente, il tradizionale “còre bbune” dei marinai. La devozione verso Maria è attestata con le molteplici icone religiose tenute a bordo dell’imbarcazione, a cercare un aiuto negli avversi accadimenti che possono incombere in mare: fortunali, trombe marine, nubifragi… Nell’atto della preghiera il marinaio si china sapendo di essere cullato e/o falcidiato dal mare, mondo ancestrale ed empirico sempre difficile da essere “domato”: è con questa consapevolezza che la vita trascorsa in mare si inonda di una sacralità unica.
Si ringrazia Francesco Casagrande