Un professionista vero si distingue sempre in mezzo alla massa. Si distingue quando in estate è tempo di spritz e di mojito sotto l’ombrellone («Sto seguendo una tabella di marcia con un tecnico mio amico qui nei dintorni di Modena; il campo manca ma mi sto allenando duramente»), oppure quando alla vigilia di una delicata partita di campionato viene messo fuori squadra per ignote decisioni della società («non è stato facile ma da quel momento mi sono ripromesso che avrei dovuto fare qualsiasi cosa per cambiare rotta, e questo è accaduto grazie al lavoro e alla voglia di dimostrare quanto valessi»).
Francesco Stanco è un giocatore che si distingue, e nella stagione appena conclusa è riuscito a farlo anche per la cosa più importante per un attaccante, i gol: 12 in 31 partite giocate senza calciare un rigore, al netto di un infortunio che lo ha tenuto fuori nel momento migliore personale e di squadra (dicembre) e di un inizio di campionato difficile dentro e fuori dal campo. «Ho sempre lavorato seriamente anche se ho dovuto subire tante umiliazioni. Dal primo giorno di ritiro mi volevano mandare via: dovevo andare al Pordenone ma l’accordo è saltato e poi le prime partite sono state scadenti per la squadra e per me, anche perché venivo da un piccolo infortunio».
Da lì il “fattaccio” della vigilia di Giana Erminio-Samb: «Mi ero allenato al massimo tutta la settimana ma al sabato mattina, prima della partenza per Gorgonzola, mister Magi (che poi sarebbe stato esonerato al termine di quella partita) mi dice che non sono stato convocato per scelta della società». Oltre a Magi, poi richiamato nel finale di stagione, in quel periodo c’erano ancora in società il d.g. Andrea Gianni, il d.s. Francesco Lamazza e l’a.d. Andrea Fedeli ma nessuno ha mai spiegato a Stanco il perché di quella scelta, neanche nei mesi successivi: «Io, però, dal martedì successivo ho ripreso ad allenarmi più di prima, non potevo permettermi di stare a vivacchiare dopo una situazione del genere: ho pensato che dovevo fare di tutto per cambiare rotta». Cosa che è accaduta con l’arrivo di Roselli e con il raddrizzamento di una stagione che ha visto in Stanco uno dei più grandi protagonisti, anche se di rinnovo del contratto non se ne è mai parlato col d.s. Fusco: «È stata una stagione molto particolare, perché abbiamo attraversato diverse difficoltà. Alla fine abbiamo ottenuto un decimo posto meritato anche se forse avremmo potuto fare anche qualcosa in più. Rinnovo? In dirigenza sapevano come ragionavo e probabilmente hanno fatto altre scelte, è una cosa più che comprensibile. Anzi sono convinto che Fusco farà un ottimo lavoro». In questo modo si è chiuso un anno e mezzo molto intenso per Stanco, che dell’esperienza sambenedettese ricorderà soprattutto il calore della piazza: «In un’intervista avevo detto di non essermi pentito per il mancato passaggio al Pordenone nonostante fosse al primo posto e sono dello stesso avviso anche oggi dopo la loro vittoria del campionato. Fino all’ultimo giorno ho sempre pensato a fare bene con la Samb e a quanto potesse significare, invece, vincere qualcosa in un ambiente così, con una tifoseria che ti fa sempre sentire il suo appoggio. Penso che un campionato vinto a San Benedetto ne possa valere come tre o quattro da altre parti».
Altre parti dove, per forza di cose, andrà Stanco nella prossima stagione. Dove? Ancora presto per dirlo, lui non ha preclusioni nonostante dopo una stagione così si potrebbe tranquillamente pensare ad un ritorno in Serie B: «Arrivato a 32 anni per me il discorso categoria conta fino ad un certo punto; piuttosto sono alla ricerca di un progetto dove si voglia fare calcio e ci sia la voglia di migliorarsi sempre, perché questo è il mio spirito». Migliorarsi sempre, nonostante le difficoltà. Arrivederci Francesco Stanco.
Daniele Bollettini