Dallo scetticismo nei confronti del gruppo rossoblù (rifondato in fretta e furia da Fedeli) di inizio stagione alle prestazioni in continuo crescendo di Titone e compagni…
Quando fu emesso il calendario della serie D girone F 2015/16 i più etichettarono subito un arduo cammino iniziale per la Samb appena acquisita dalla famiglia Fedeli, vaticinando al massimo un punto dopo le prime tre giornate. Vedevano in sequenza l’esordio al Recchioni contro l’ambiziosa Fermana del fantasista Degano, il battesimo in un Riviera deserto per via della squalifica maturata negli scorsi play-off contro il San Nicolò di fronte all’arrembante neopromosso Avezzano e poi la proibitiva trasferta a Campobasso. I lupi si allenavano infatti già al completo con una candidata corazzata agli ordini del quotato Cappellacci e del suo fido ex Samb Ianni quando la Samb annoverava appena un manipolo di calciatori affidati a De Patre e Matricciani nel ritiro di Serravalle di Carda. Così la trasferta a Fermo, oltretutto dopo amichevoli assai poco convincenti (vedasi triangolare Rivosecchi a Grottammare) era più un atto di amore e di fedeltà, stimolato dalla nuova proprietà, che dettato da convinzioni nelle potenzialità della formazione di Beoni. Quello che invece ammirammo dalla curva del Recchioni fu tutt’altro e fu chiaro segnale premonitore della compagine schiacciasassi, che sarebbe divenuta. Il primo tempo di Fermo, concluso in vantaggio per 3-1 (fortuito ed immeritato fu il 3-3 agguantato dai canarini nella ripresa), fu infatti un crescendo di intensità, imprevedibilità e organizzazione, che neanche il più ottimista dei nostri tifosi avrebbe immaginato. E già si manifestarono quei calciatori che avrebbero trascinato la Samb nel corso di questa indimenticabile stagione, che l’ha riportata con pieno merito in quella terza categoria nazionale, lasciata nello sconforto su quel ramo del lago di Como a Lecco il 7 Giugno 2009. Furono infatti subito evidenti la padronanza di Salvatori, le geometrie di Barone, il dinamismo di Sabatino, l’estro di Palumbo, il “piedino” fatato di Pezzotti (ingiustamente espulso ad inizio secondo tempo), l’incisività di Titone, appena aggregatosi, e la generosità di Sorrentino. A questi si sarebbero aggiunte la sicurezza di Pegorin, acquisita con il passare delle giornate (salvo un breve periodo in cui fu rimpiazzato da Cosimi), e la graniticità di Conson, a cui in avvio di stagione fu preferito Lomasto, poi ceduto nel mercato invernale. Insomma i rossoblu, per dirla alla Checco Zalone, intonarono immediatamente le note di “Siamo una squadra fortissimi” e salvo la parentesi dei due sciagurati tonfi casalinghi ad opera di Monticelli e Matelica tali si sono rivelati con un’impressionante continuità per tutto l’arco della stagione. E noi avremo a lungo impresso nella memoria il ricordo di questa memorabile compagine, che ha conservato l’imbattibilità esterna anche nella fascinosa appendice finale del Tardini di Parma (peccato veniale non essere riusciti a confermare il record di andare sempre a segno nell’ultima gara contro il Gubbio). E adesso viene il bello, perché con un carico di entusiasmo irrefrenabile la Samb ha rimesso il proprio ingombrante piede in quella Lega Pro, che come seguito di pubblico le spetterebbe come minimo di diritto. Le garanzie di base ci sono tutte con una società seria ed un allenatore competente ed affidabile e su queste fondamenta sarà costruita una formazione che saprà farsi rispettare e, come si vuole a San Benedetto, uscire sempre dal campo con la maglietta da strizzare. Non resta allora che attendere la nuova stagione con quella fiducia, che da tanto tempo mancava dalle nostre parti.
Alessio Perotti